Nov 30

Il mio ereader: il Trekstor Player 7

Trekstor 7 Player

Trekstor 7 Player

Così alla fine la mia curiosità per l’oggetto tecnologico ha vinto. Incalzato da mia moglie che voleva nuovamente al suo posto la cornice digitale, mosso dalla solita curiosità verso un tipo di oggetto nuovo ho ceduto all’offerta di 99 euro per il Trekstor Player 7.

Il Trekstor Player in realtà non è un ebook reader vero e proprio in quanto non si basa sulla tecnologia e-ink, purtroppo i dispositivi che utilizzano questa tecnologia in Italia non superano i 6 pollici e costano ancora troppo per la loro reale utilità.

Acquisto così il Trekstor Player 7, un ebook reader con schermo TFT 7 pollici, ovviamente a colori essendo un LCD.

Appena aperta la confezione, formata da un quantomeno essenziale involucro di plastica e cartone, prendo tra le mani il mio nuovo lettore di ebook constatandone l’apparente solidità ma anche la pesantezza eccessiva (quasi 300 grammi sulla bilancia di casa).

Da sottolineare che il mio principale utilizzo dell’ereader saranno gli eComic, quindi la presenza del colore è una componente importante anche senza avere eccessive pretese sulla qualità.

All’accensione lo schermo appare decisamente troppo luminoso per risultare comodo da leggere, trovo velocemente le impostazioni e imposto la luminosità al minimo (10%) ottenendo una leggibilità molto più confortevole.

Comincio dunque a smanettare, l’accensione avviene in meno di 4 secondi e il dispositivo, accertata la durezza dei tasti, dimostra di essere notevolmente performante sia nella navigazione dei contenuti della propria memoria interna (2GB) sia nell’apertura dei file ePub presenti già sul dispositivo e rigorosamente in tedesco.

Tramite USB collego dunque il dispositivo al PC che viene riconosciuto come disco esterno.

Carico su un po’ di PDF di varie grandezze e una serie di fumetti scannerizzati come immagini.

Stacco la connessione col PC e passo all’azione.

La buona impressione sulle prestazioni è decisamente confermata, il cambio pagina è immediato non avendo i limiti tecnologici dell’e-ink, i colori sono buoni anche se a volte troppo luminosi nonostante il parametro di  luminosità al minimo.

E’ possibile leggere anche senza altre luci poiché lo schermo è retroilluminato ma ho trovato decisamente migliore una lettura con una luce esterna – proiettata come se si stesse leggendo un normale libro – e l’ebook leggermente inclinato, in modo che la retroilluminazione non colpisca direttamente gli occhi.

Un paio di ore continue di lettura non mi hanno portato alcun fastidio anche se bisogna dire che come informatico sono abituato agli schermi LCD.

La gestione dei segnalibri è efficiente e precisa, peccato non sia applicabile alle gallerie di immagini.

I fumetti si leggono con qualche leggera difficoltà a causa del testo piccolo e della risoluzione comunque bassa del dispositivo (800 x 480 pixel) mentre per i testi lo zoom fino a 5x aiuta moltissimo.

I 2 GB interni sono decisamente uno spazio enorme anche se si caricano numerose immagini e oltretutto c’è la possibilità di espansione con lo slot SD ad alta densità (schede fino a 32GB).

Il dispositivo è dotato di un accelerometro che permette di ruotare a piacimento l’orientamento per una lettura in verticale o orizzontale, è piuttosto veloce nel riconoscimento del cambio posizione e nella rielaborazione delle immagini ma è una funzionalità che trovo più fastidiosa che utile durante la lettura (leggo anche nelle posizioni più assurde).

Purtroppo il Trekstor Player 7 è anche lettore MP3, dico purtroppo perché non hanno schermato bene l’altoparlante interno che produce un fastidioso ronzio mentre è acceso a prescindere dal fatto che sia in funzione o meno l’audio.

Un primo dispositivo l’ho addirittura riportato al negozio per farmelo sostituire ma il cambio ottenuto mi ha portato ad assumere che il rumore dell’altoparlante non è problema specifico dell’oggetto ma un difetto del modello.

La prova su campo, utilizzando l’ebook ormai da circa 15 giorni, mi porta ad esserne soddisfatto in proporzione al prezzo pagato.

[LEGGI ANCHE: ebook reader Biblet 2 di Telecom/TIM]

 

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Nov 18

Il sopravvivere di Napoli

Napoli di Raffaele La Capria

Napoli di Raffaele La Capria

Leggendo il libro-raccolta “Napoli” di Raffale La Capria c’è stato un passaggio che mi ha particolarmente colpito nella sezione “L’occhio di Napoli”.

Il libro è chiaramente incentrato su Napoli e tutto quello che ruota intorno all’essere napoletani e alla napoletanità.

Ecco, in forma ridotta,  il dialogo immaginato che tanto mi ha colpito:

<<E’ perché siete come siete e siete sempre stati, che oggi siete ridotti così. E’ perché siete come siete e vi compiacete di essere,  che avete la società più criminale. E’ perché siete come siete, che dovete essere sempre assistiti. E’ perché siete come siete che non producete e dunque non avete sviluppo. E’ perché siete come siete, che sarete sempre gli stessi >>, dice il solito moralista (leghista diremmo oggi, n.d.r).

<<Ma come si fa a non essere come si è?>> risponde il napoletano.

<<Non lo so è affar vostro>

<<E come si potrebbe voler essere come non si è?>>

<<Non lo so, è affar vostro>

<<E’ perché siamo come siamo e siamo sempre stati, che stiamo ancora qui. E’ perché siamo come siamo e ci piace di essere,  che siamo preparati a tutto. E’ perché siamo come siamo e siamo sempre stati, che abbiamo pratica di catastrofi e vi passiamo attraverso. E come sopravvivemmo alla peste e al colera, alle eruzioni e ai terremoti, alla sovrappopolazione e alla miseria, alla disoccupazione alla camorra agli assassini alla droga, così sopravviveremo ad ogni disastro presente e a quelli futuri. Nel nostro essere come siamo ci sono più possibilità di essere, e di tornare ad essere, di quante voi possiate immaginare.>>

<<Si, ma perché parlate sempre di sopravvivere e mai di vivere?>>

<<Perché presto vivere sarà un lusso riservato a pochi. E’ meglio che i molti imparino a sopravvivere.>>

Tutto questo scritto ne “L’occhio di Napoli” del 1994.

Facendo anche una breve recensione del libro, la scrittura di La Capria è abbastanza aulica e necessita di notevole attenzione nella lettura, non è un libro da ombrellone insomma.

Le osservazioni che a volte si ripetono durante il passare delle pagine sono estremamente profonde e possono essere molto più utili ad un napoletano per capirsi che ad altri per capire i napoletani.

I riferimenti ad altri testi sono numerosi ed una buona istruzione classica (non necessariamente del ‘classico’ 🙂 ) potrebbe  tornare utile.

La prospettiva descrittiva è quella di un napoletano che vive il distacco dalla sua città come un “poetico litigio”, una situazione in cui è stato facile impersonificarmi.

Durante lo scorrere delle pagine,  il gioco dall’autore sul filo della comprensione realizza un affresco attendibile dell’emozione della napoletanità, viene quasi voglia di perdonarsi di essere napoletano e di far pace con tutto quello che spesso risulta inaccettabile di questa civiltà che comunque tanto amo e sento mia, anche nelle cose da rinnegare.

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