Lug 06

Il viaggio in aereo verso Il Cairo


giorno 0 – 6 Luglio 2010

Siamo ormai sull’aereo dell’EgyptAir.
La durata del viaggio stimata è  di circa tre ore, quindi in funzione del fuso orario l’arrivo è previsto per le 21.45.

Ci accomodiamo ai nostri posti e aspettiamo, un po’ emozionati, l’inizio della nostra avventura.

L’aereo parte in orario e il volo procede lungo ma tranquillo, veniamo forniti di auricolari per seguire la televisione di bordo dove trasmettono musica araba e film in inglese con sottotitoli arabi.

Io metto le cuffiette mosso dalla mia solita curiosità e mi regalo una mezz’oretta cullato dalle canzoni arabe tremendamente simili a quelle dei neomelodici partenopei.

Al risveglio comincio ad osservare un po’ il microcosmo intorno, notando che la presenza di italiani è ridotta all’osso e che molti viaggiano con bambini in fasce.

La cosa imbarazzante per un volo di linea Italia-Egitto è che nessuno del personale capiva l’italiano e avevano grosse difficoltà con l’inglese più elementare.

Un’altra annotazione mentale la faccio sulle hostess egiziane, in questo viaggio tutte senza velo e vistosamente truccate.

Proprio di una hostess ricordo un avvenimento particolare: durante il viaggio un bambino al di sotto dei tre anni comincia a piangere e viene portato in coda all’aereo, probabilmente per un  semplice cambio del pannolino. Comincia una strana agitazione dei passeggeri più legata allo stress del viaggio che ad altro.

L’hostess più giovane, palesemente affranta dalla sua incapacità di gestire un bambino che piange, fa la cosa più assurda che possa fare una hostess… passa lungo il corridoio con le mani nei capelli come in segno di disperazione.

In molti si allarmano – un po’ anche io a dire il vero 😉 –  ma velocemente si accorgono della situazione capendo che si tratta semplicemente di una hostess cretina.

Con un ritardo di una mezz’oretta, finalmente atterriamo.

Fatto il classico applauso al pilota dopo l’atterraggio di un volo internazionale attendiamo ansiosi lo sbarco.

Come spesso capita in questi casi, il primo pensiero va all’accensione del telefonino per avvertire i parenti del raggiungimento della meta. Mi immergo rapidamente nella ricerca delle nuove reti telefoniche tenendo con esperienza sotto controllo l’avanzamento della fila davanti a me.

L’arrivo delle scale si fa attendere e, davanti a me, alcune madri rallentano la fila indaffarate nell’organizzazione degli oggetti usati per i loro figli durante il viaggio.

Niente di strano fin qui ma poi, per la serie chi ben comincia è a metà dell’opera,  faccio la mia prima discussione con un egiziano.

Un maleducato quanto corpulento soggetto due file indietro inizia a sbraitarmi contro pensando che fossi io a bloccare la fila, gli faccio notare con pazienza che ci sono altre persone davanti ma lui – imperterrito – dopo qualche secondo si fa strada e mi picchietta sulla spalla chiedendomi se mi ero addormentato.

Beh… a quel punto, tienimi che mi tengo, ho cominciato a inveirgli verbalmente contro dandogli del maleducato e del cieco e ribadendo ancora una volta la presenza davanti di madri indaffarate in cose più importanti di qualsiasi cosa avesse da fare lui. Il tipo si è zittito all’istante, anche vedendo la reazione dei suoi connazionali che gli facevano rumorosamente notare la stessa cosa.

<<Cominciamo bene>>, ho pensato… ed era davvero solo l’inizio 😉
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