Feb 12

Separiamoci: solo una provocazione?

Separiamoci: solo una provocazione?

Separiamoci: solo una provocazione?

E’ in libreria il nuovo libro di Marco Esposito, assessore alle Attività Produttive del Comune di Napoli.

Il titolo , provocatorio o meno lo scopriremo leggendololo, è : Separiamoci.

Separiamoci elenca tutte le ragioni che potrebbero rendere inevitabile il ritorno a un Sud indipendente; e spiega come farlo bene, se quelle ragioni continueranno a essere ignorate.

Da oltre vent’anni in Italia qualsiasi scelta viene presa in base all’interesse di una sola parte del Paese. Nel Mezzogiorno prima sono sparite le banche, poi le grandi aziende, adesso si riducono strutture sanitarie, autobus, treni e presto saranno a rischio scuole e università. Si è arrivati a raccogliere tasse al Sud per investirle al Nord. In compenso abbiamo i veleni degli scarichi industriali. Per quanto tempo saremo disposti a sopportare? Quanti figli dovremo accompagnare in ospedale o alla stazione prima di reagire? O l’Italia cambia registro e guarda a se stessa come a un solo meraviglioso giardino da coltivare con la medesima cura, oppure separiamoci, consensualmente. Certo, far nascere un nuovo Stato richiede una straordinaria forza di volontà, spregiudicatezza, capacità di osare. Ma forse è proprio questo che serve: credere in se stessi, tornare a sognare. (Pino Aprile)

Il libro è edito da Addictions-Magenes Editoriale e costa 12 euro.

dal blog “Il lazzaro”

Nov 18

Il sopravvivere di Napoli

Napoli di Raffaele La Capria

Napoli di Raffaele La Capria

Leggendo il libro-raccolta “Napoli” di Raffale La Capria c’è stato un passaggio che mi ha particolarmente colpito nella sezione “L’occhio di Napoli”.

Il libro è chiaramente incentrato su Napoli e tutto quello che ruota intorno all’essere napoletani e alla napoletanità.

Ecco, in forma ridotta,  il dialogo immaginato che tanto mi ha colpito:

<<E’ perché siete come siete e siete sempre stati, che oggi siete ridotti così. E’ perché siete come siete e vi compiacete di essere,  che avete la società più criminale. E’ perché siete come siete, che dovete essere sempre assistiti. E’ perché siete come siete che non producete e dunque non avete sviluppo. E’ perché siete come siete, che sarete sempre gli stessi >>, dice il solito moralista (leghista diremmo oggi, n.d.r).

<<Ma come si fa a non essere come si è?>> risponde il napoletano.

<<Non lo so è affar vostro>

<<E come si potrebbe voler essere come non si è?>>

<<Non lo so, è affar vostro>

<<E’ perché siamo come siamo e siamo sempre stati, che stiamo ancora qui. E’ perché siamo come siamo e ci piace di essere,  che siamo preparati a tutto. E’ perché siamo come siamo e siamo sempre stati, che abbiamo pratica di catastrofi e vi passiamo attraverso. E come sopravvivemmo alla peste e al colera, alle eruzioni e ai terremoti, alla sovrappopolazione e alla miseria, alla disoccupazione alla camorra agli assassini alla droga, così sopravviveremo ad ogni disastro presente e a quelli futuri. Nel nostro essere come siamo ci sono più possibilità di essere, e di tornare ad essere, di quante voi possiate immaginare.>>

<<Si, ma perché parlate sempre di sopravvivere e mai di vivere?>>

<<Perché presto vivere sarà un lusso riservato a pochi. E’ meglio che i molti imparino a sopravvivere.>>

Tutto questo scritto ne “L’occhio di Napoli” del 1994.

Facendo anche una breve recensione del libro, la scrittura di La Capria è abbastanza aulica e necessita di notevole attenzione nella lettura, non è un libro da ombrellone insomma.

Le osservazioni che a volte si ripetono durante il passare delle pagine sono estremamente profonde e possono essere molto più utili ad un napoletano per capirsi che ad altri per capire i napoletani.

I riferimenti ad altri testi sono numerosi ed una buona istruzione classica (non necessariamente del ‘classico’ 🙂 ) potrebbe  tornare utile.

La prospettiva descrittiva è quella di un napoletano che vive il distacco dalla sua città come un “poetico litigio”, una situazione in cui è stato facile impersonificarmi.

Durante lo scorrere delle pagine,  il gioco dall’autore sul filo della comprensione realizza un affresco attendibile dell’emozione della napoletanità, viene quasi voglia di perdonarsi di essere napoletano e di far pace con tutto quello che spesso risulta inaccettabile di questa civiltà che comunque tanto amo e sento mia, anche nelle cose da rinnegare.

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