E’ la prima domenica di maggio di un anno nel tempo.
E’ primavera inoltrata ma non ancora estate, il profumo che si respira diventa una sensazione.
Alzandomi dal letto so già che l’intera famiglia è quasi pronta per l’uscita e vive della stessa mia “friccicheria”.
Le tappe previste in giro per la città fanno parte delle tradizioni di famiglia e seguono percorsi consolidati da anni.
Inizialmente si risale il mercato (Via Marconi) dribblando le tante bancarelle eccezionalmente in bella mostra anche di domenica che, come nelle ore di punta feriali, restringono lo spazio di passaggio rendendo impossibile il normale transito di una macchina e di un pedone contemporaneamente.
L’occhio è sempre all’erta, soprattutto ai basalti scuriti dall’acqua dei pescivendoli – di mestiere e improvvisati – che “rinfrescano” la merce a getti continui.
Lo slalom tra la folla di famiglie porta finalmente a raggiungere le spalle della chiesa di San Ciro, non senza essersi fermati alla bancarella dei fumetti a scovare numeri mancanti di Dylan Dog o Topolino.
Finalmente la strada si immette, allargandosi come la foce di un fiume, in una Piazza San Ciro affollata ma non colma.
Il sole è piacevole sul viso, la presenza del mare a pochi passi si avverte come quella di un amico.
Dalla piazza si vedono le prime luminarie che si perdono da ambo i lati, sia lungo il corso Garibaldi che sulla salita di via Libertà. Ogni anno la disposizione, specialmente nella piazza, è più accorta per evitare che il passaggio del Santo patrono venga reso più difficoltoso.
Ad ogni angolo c’è un venditore di palloncini ad elio che, come ogni anno, tenta di appioppare le immancabili automobili di formula 1 e il personaggio di turno disegnato sempre sulla stessa sagoma: Batman, Spiderman o Goku.
Se si è fortunati, si riescono ad evitare con reciproca soddisfazione i parenti della carrambata annuale.
Intanto il tuo sguardo si posa sulla chiesa che domina la piazza, eccezionalmente con tutte le porte aperte e il vuoto lasciato dalla statua del Santo che instilla un silenzioso senso di attesa.
Comincia così la parte più attesa e tortuosa del tragitto: da Piazza San Ciro al Granatello passando per il Corso Umberto I.
Il corso è un susseguirsi di bancarelle senza soluzione di continuità, c’è di tutto: dolciumi di tutte le forme e colori, i venditori di tartarughe pulcini e pappagalli, il panno che pulisce tutto, le immagini dei cantanti neomelodici e dei giocatori del Napoli in cornici dorate, cassette (prima) CD e DVD ‘alternativamente originali’, le mitiche noccioline zuccherate.
La gente si accalca in processioni a doppio senso spontaneo – curiosamente simili al senso automobilistico – mentre qualcuno si attarda al tiro al bersaglio con le lattine che non cadono mai o alla ruota della fortuna.
L’acceso all’entrata del bosco e della villa comunale sono rese inaccessibili dal fiume umano.
Pochi passi ancora e finalmente ci si trova davanti a piazza San Pasquale: a due passi dal bosco e a due passi dal mare.
Dopo una rapida affacciata dal terrazzino della stazione per guardare il porto si torna rapidamente indietro per aspettare, quasi all’altezza dell’entrata della villa comunale, il passaggio di San Ciro.
Pochi minuti e la musica in lontananza avverte che l’attesa è quasi finita.
Pompo pompompo pomporomporopò… ed ecco che i pennacchi bianchi e celesti fanno da apripista mentre in lontananza una macchia amaranto diventa più nitida.
Un silenzio di bocche che impennano sorrisi cala sulla folla, già si sa quel che si vedrà eppure non diminuisce l’attesa… ancora un po’… ecco… se il signore “toglie la testa” lo vedo… Eccolo!Eccolo!
Ed eccolo, con le sue tre dita che si stagliano davanti ad un viso quasi vivo, eccolo San Ciro che fluttua sulle onde di spalle poderose di persone di ogni estrazione sociale.
Le donne più anziane, commosse al limite del pianto, commentano come se avessero visto un parente: <<Comm’è bell’!>>
Il silenzio si rompe in esplosioni di applausi, ci si sente come dopo un
gol del Napoli, la gente comincia a commentare dell’altra gente che segue la processione ma poi via, tutti a confondersi e a diventare, mai come questo giorno, una sola armoniosa macchia umana.
Probabilmente solo se sei di Portici puoi capire: puoi essere ateo, mussulmano o bestemmiatore incallito, se sei di Portici davanti a San Ciro non puoi non emozionarti.
Viva San Ciro, Viva Portici!