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Macché Viareggio, Venezia, Cento o Putignano… noi abitanti di Pioltello scegliamo un altro Carnevale, sconosciuto ai più a dire il vero, e a soli 40 Km da casa: Il carnevale di Crema.
Infatti a Crema, caratteristico comune in provincia di Cremona di neanche 35000 anime, quest’anno si è svolta la venticinquesima edizione di questa festa.
E’ domenica 6 marzo, io e mia moglie partiamo verso le 11.45 da Limito di Pioltello e arriviamo dopo 45 minuti al parcheggio di Crema in via dell’Indipendenza (quello della piscina comunale) dove troviamo senza alcuna difficoltà posto auto.
Avvantaggiati dall’esserci anticipati notevolmente copriamo a piedi i 900 metri di distanza dal Duomo ed entriamo nel centro storico superando la soglia del porticato di cinta.
Il centro di Crema è molto piccolo e caratteristico, favoriti anche da un sole primaverile si instaura in noi la piacevole sensazione di serenità tipica delle domenica di festa.
In occasione del carnevale troviamo le più svariate bancarelle con in vendita dai tipici prodotti locali fino ai prodotti siciliani, di libri fino ai dolciumi; stranamente non pervenute le bancarelle di costumi di carnevale e maschere.
Purtroppo per me e la mia reflex, un angolo del Duomo di Crema è in ristrutturazione e quindi non posso fotografarlo nella sua veste completa.
Una cosa che mi ha colpito è l’assenza di una vera piazza in corrispondenza del Duomo e della poca distanza dello stesso monumento dall’opposto muro della città.
Buttata un’occhiata rapida ai prodotti in esposizione decidiamo di girare per la città ritardando l’entrata nell’aerea dedicata al carnevale.
Ci incamminiamo dunque per via Mazzini immergendoci nel flusso, molto ridotto a dire il vero, di persone.
La passeggiata ci mostra una città molto signorile e tranquilla, con le bici parcheggiate senza catene, e numerosi negozi aperti per l’occasione.
Gli adulti in maschera si contano mentre non mancano gli intramontabili bambini-ragno e bambine-trilly, rispetto alla mia infanzia si sono raggiunte ormai le quote minime di cow-boy e Minnie.
Il sole forte e perpendicolare non agevola il mio lavoro con la reflex quindi mi accontento in questa fase di scattare le classiche foto-ricordo senza troppe aspettative.
Arrivati a piazza Garibaldi, diamo un’occhiata all’arco di Porta Serio e alla chiesa di San Benedetto e poi percorriamo a ritroso il tragitto dell’andata, affacciandoci nei vicoletti che si snodano ai lati di via Mazzini.
Ritornando a piazza Duomo, sulle bancarelle resto stupito dalla vendita delle uova (incubo assoluto nei periodi carnevaleschi) ma poi avvicinandomi mi rendo conto che si tratta di perfette riproduzioni dell’odiato scherzo contenenti al loro interno coriandoli.
Finito il giro turistico decidiamo di andare in zona-carnevale anche per cercare un posto dove sederci e rifocillarci prima dell’inizio della sfilata dei carri, prevista per le 14.30.
Varchiamo il porticato con l’orologio posto di fronte al Duomo e percorriamo via XX Settembre fino al piazza Giovanni XXIII dove delle transenne e una biglietteria limitano l’ingresso al pubblico pagante.
Il costo del biglietto è 8 euro ad adulto, effettuato l’acquisto accediamo nell’area destinata alla sfilata dove le transenne già circoscrivono il percorso destinato ai carri allegorici.
L’orologio segna le circa le 13.15 e la piazza si presenta ancora vuota, ad eccezione di qualche anziana donna munita di sedia che occupa già le prime posizioni.
Dalle vie secondarie della sfilata si vedono le persone indaffarate con gli ultimi addobbi ai carri, intanto fallisce la ricerca di una panchina e ci apprestiamo a raggiungere un angolino in via Massari per consumare il nostro pranzo.
All’avvicinarsi delle 14.00 prendiamo un veloce caffè e raggiungiamo le transenne che circoscrivono la sfilata in modo tale da non perdere i primi posti ed il vantaggio accumulato.
Sul palco, a fare da presentatore c’è una persona del luogo travestito da maschera locale che parla praticamente solo cremasco strettissimo.
Per l’appunto, la maschera locale di Crema è “al Gagèt còl sò Uchet” cioè un contadino dai guanti bianchi per nascondere i calli, guance e naso rossissimi e un’oca in grembo da vendere al mercato; immancabili nel costume il rosso e il bianco, colori ufficiali della città.
La festa inizia con le esibizioni degli sbandieratori, delle majorette e di un gruppo di ballo su musiche messicane.
Parte dunque la sfilata con le maschere veneziane tutte – da quanto ho potuto vedere – indossate da uomini, a discapito dei complimenti del presentatore a quelle che lui credeva sensuali donne.
Alle maschere veneziane segue, in omaggio ai 150 anni dell’Unità d’Italia, una sfilata in costume in onore di Garibaldi e compagnia con tanto di ipersorridente signora in bella mostra a rappresentare Italia.
Con mia sorpresa la musica in sottofondo è l’Inno di Mameli, mentre mi sarei onestamente aspettato il “Va Pensiero”.
Intorno alle 14.45 parte la parata di carri, aperta ovviamente col megacarro dedicato a “al Gagèt còl sò Uchet“!
La sfilata prosegue senza sosta per circa un’ora tra carri allegorici più o meno ben fatti che rappresentavano in sequenza questi temi: il già citato al Gagèt còl sò Uchet, carro dei 25 anni del carnevale, Beniamino il trenino per i bambini, l’arca di Noè – una crociera bestiale, facce da Hollywood, Ma quali… tempi moderni, i cow boy e le cow girl del gruppo musicale Avionic, S.P.Q.R, Madagascar, il carro dell’Asilo Nido, i maghi Merlino della Suca Band, i messicani di A me mi gusta la siesta, il castello e infine cerco casa.
Dell’ultimo carro sto ancora tentando di capire se il tema era pro-integrazione razziale o razzista… BOH!
Alle 15.40 è praticamente finita la parte principale della festa ed i carri cominciano a ripetere ad oltranza il giro lungo della parata.
La partecipazione del pubblico non è delle più grandi ma i bambini si divertono e questo è l’importante.
A questo punto raggiungiamo altre due coppie di amici con cui passeggiamo un altro po’ per la bella città passando un piacevole pomeriggio in compagnia.
Gira e rigira, mangia e rimangia qualche dolce locale come i tortelli dolci, si fanno velocemente le 19.00, ora prevista per lo spettacolo dei fuochi d’artificio.
Ci apprestiamo a raggiungere l’Arco di Porta Serio, luogo prescelto per l’evento, con il solito sottofondo del presentatore che spara parole quasi incomprensibili anche quando prova a parlare in italiano.
I fuochi si rivelano uno spettacolo davvero ben fatto e durano oltre 20 minuti con continue escalation di colori e suoni culminanti in una fontana di fuoco sull’arco di Porta Serio.
Insomma, davvero una bella manifestazione, certamente non paragonabile ai carnevali maggiori ma assolutamente degna di nota.
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