Lug 10

Un buco nella memoria (mezza giornata a letto) e la serata egiziana

IV° giorno di visita – 10 Luglio 2010

Inevitabile come la neve al polo nord arriva la febbre per mia moglie.

Come già accennato, sul totale dei partecipanti al viaggio praticamente tutti si sono ammalati colpiti con varie combinazioni da dissenteria, febbre, svenimenti o semplice debolezza.

La fortuna vuole che però la malattia della mogliettina coincida con la mezza giornata meno importante dell’intera settimana culturale, ovvero la visita al tempio minore di Sobek-Haroeris a Kom Ombo e il giro sulle carrozzelle a Edfu.

Ma lasciatemi ripercorre gli interessanti sviluppi della faccenda.

Dopo pranzo la guida ci annovera l’appuntamento verso le 16.00 circa alla reception della nave, saremmo stati certi dell’orario grazie al rumoroso avviso sonoro successivo all’attracco della nave a Kom Ombo.

La guida ci tiene anche a precisare che chi è stanco può tranquillamente saltare la visita trattandosi di un tempio privo di caratteristiche a noi inedite e poco importante sotto il profilo storico.

Dopo due meritate ore di sonno post pranzo io e mia moglie ci svegliamo per puro caso all’orario dell’incontro alla reception della nave.

Avendo totalmente ignorato il segnale di attracco della nave ci alziamo e ci prepariamo in fretta e furia per raggiungere gli altri alla reception.

Arriviamo puntualmente ultimi ma in orario, come gli altri riuscissero a trovare sempre le forze per anticipare tutti gli orari non lo so.

Mentre ci apprestiamo a prendere il solito ticket di uscita mia moglie chiede alla guida dove può procurarsi un termometro e dopo lo shock iniziale capisco rapidamente quale direzione avrebbero preso gli eventi.

Non troppo gentilmente la guida ribadisce a mia moglie che se può saltare tranquillamente la visita se preferisce riposare.

Probabilmente per non costringere anche me alla rinuncia, dopo un breve consulto inter-matrimoniale e il mio parere sfavorevole si decide comunque di effettuare l’escursione.

Tempio di Kom Ombo

Tempio di Kom Ombo

Il tempio di Kom Ombo è a circa 300 metri dal porto, entriamo tranquillamente superando i soliti metal detector e dopo una enorme serie di gradini arriviamo all’ingresso del tempio dove la guida comincia una delle sue interessanti ma lunghe spiegazioni sotto un sole sempre più impietoso.

Io per non addormentarmi mi cimento nelle sperimentazioni di macro su un geroglifico.

Passa poco che mia moglie mi fa capire di non si sentirsi per nulla bene, interrompiamo la guida avvertendola che noi facciamo ritorno sulla nave.

Invece di un gentile “va bene”, la guida per poco non si mangia viva mia moglie inveendo con vari <<te l’avevo detto!>>. Il mio sospetto mi porta a pensare che era semplicemente arrabbiato per aver speso i soldi del biglietto che altrimenti sarebbero finiti nelle sue tasche.

In ogni caso vengono avvertiti i guardiani che ci fanno gentilmente (in Egitto gentilmente significa con mancia minima) uscire dall’ingresso e quindi attraversiamo spediti il breve percorso verso la nave.

Piccolo pensiero: visto che eravamo senza documenti, poiché ‘requisiti’ sulla nave, mi domando ancora cosa sarebbe successo se ci avessero fermato i poliziotti che giravano per il porticciolo.

In ogni caso,  raggiunto finalmente il letto della camera, verifico lo stato di salute della mogliettina: 39 di febbre! Niente male veramente!

Mentre lei si riposa rimpinzata di aspirina, io faccio partire la mia solita preoccupazione eccessiva riguardante il caso di un perdurare della malattia e le eventuali soluzioni in un paese dove l’igiene è inesistente, il servizio ospedaliero altrettanto e per giunta essere donna è un aggravante.

Per fortuna la stanchezza è tanta e mi abbandono anch’io tra le braccia di Morfeo.

porto di Edfu

porto di Edfu

Al risveglio, la coniuge dorme ancora supina e io mi affaccio al balconcino rendendomi conto che siamo approdati a Edfu, dove gli altri del gruppo scendono dalla nave e vanno a fare il previsto giro in carrozzella.

Le opinioni dai racconti raccolti successivamente sono le più svariate, ma quasi tutti sono stati d’accordo nel dire che sostanzialmente non ci siamo persi nulla di rilevante e che il giro è stato caratterizzato soprattutto da fastidiosi insetti e tanfo  di cavallo.

Intanto le condizioni della moglie migliorano tanto velocemente quanto sono peggiorate.

Scendo da solo a cenare e porto in stanza il minimo sindacale di cibo per una persona che sta male (un piatto di riso e qualche panino).

La serata sulla nave prevedeva un evento in costume egiziano, 8 anni di fidanzamento mi diedero la certezza che non l’avrei scampata se solo la febbre fosse scesa un po’.

Come al solito il mio presentimento si rivelò esatto, ma fui ben lieto di convincere(!) mia moglie a partecipare alla festa in maschera, segno che il peggio era passato e la vacanza non era rovinata.

La serata così passa piacevole, grazie alla macchina fotografica reflex riesco a partecipare alla festa senza dover indossare un costume e, soprattutto,  dopo lo stress del matrimonio e dei primi giorni di viaggio posso finalmente dire di aver passato un giorno riposante anche se preferibilmente da non ripetere nelle modalità.

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Lug 10

Il Tempio di Philae

IV° giorno di visita – 10 Luglio 2010

Ci rechiamo al tempio di Philae di buon’ora il giorno dopo la data prevista poiché sembra fosse preventivata una visita ufficiale al tempio che ha reso obbligatorio il cambio programma.

Tempio di Philae dal Nilo

Tempio di Philae visto dal Nilo

Appena scesi dall’autobus attraversiamo i varchi di ingresso e percorriamo un pontile verso il fiume pieno di venditori di statuette di alabastro e pietra (la cui consistenza viene dimostrata dai venditori sui lampioncini del pontile).

Per arrivare al tempio prendiamo una feluca dove appena salpati si è immancabilmente aperto un mini mercatino dei prodotti artigianali tipici della zona, in particolare oggetti di sandalo o di legno profumato al sandalo.

Le sponde del Nilo si presentano come al solito ricche di flora e fauna caratteristiche.

Il viaggio è molto breve e una volta approdati, dopo pochi passi, c’è l’ingresso al tempio. La mia reflex è già fuori la custodia da un po’.

Ormai la memoria comincia a far fatica a distinguere i reperti archeologici e a fissarli con netta distinzione.

Ingresso tempio di Philae

Ingresso tempio di Philae

Il tempio di Philae è comunque uno dei monumenti principali quindi non starò qui a descriverlo come una guida turistica, in linea con lo  scopo del blog.

Superato un antiquato metal detctor all’aperto, si entra nello spazio principale dove svetta il primo pilone del tempio del sole.

Tempio di Philae - Colonnato

Tempio di Philae - Colonnato

Per fortuna nel sito archeologico si possono fare fotografie sia all’interno che all’esterno, mi diverto stavolta anche con le impostazioni ISO scattando con valori alti a cui sono poco avvezzo.

Dopo le visite all’interno delle stanze del tempio usciamo in gruppo dirigendoci verso Il Chiosco di Traiano dove il sole che sorgeva in quel momento si posizionava tra le colonne creando immagini molto suggestive.

Entriamo nel chiosco e, dopo una breve occhiata alle varie scritte incise dai primi visitatori, usciamo dall’altro lato dell’edificio.

A quel punto ne approfittiamo per fare la classica foto di gruppo. Tutti, escluso me, affidano la propria macchina fotografica alle guide.

Durante lo scatto le macchine tenute per i laccetti urtavano continuamente tra loro penzolandolando dalle mani delle guide, al che le mie coronarie hanno ringraziato per la mia diffidenza, ma ho poi dovuto attendere che mi mandassero gli altri la foto di gruppo scattata.

Foto Gruppo Egitto

Foto Gruppo Egitto

Fatta la rituale foto di gruppo mi affaccio sull’affascinante spettacolo del Nilo dove degli aironi sfrecciano a pelo d’acqua o restano indafffarati sugli scogli a riposarsi.

Infatti proprio fuori dal Chiosco ci si poteva sporgere leggermente per vedere la bellezza del Nilo.

A questo punto resta poco da fare se non tornare alla nave per affrontare il tratto di navigazione fino Edfu.

Lug 09

Il villaggio nubiano (solo per turisti)

III° giorno di visita – 9 Luglio 2010

Quando la giornata cominciata alle 2.30 sembrava votata alla fine, ci viene proposta una gita facoltativa ad un villaggio nubiano per la cifra di 20 euro a persona.

La visita estendeva il giro in feluca del programma aggiungendovi una sosta in una casa di un villaggio nubiano e una  una sosta nell’aerea desertica.

Anche stavolta in nome del “quando lo faccio più” abbiamo accettato quasi tutti, in realtà io già pregustavo le sponde del Nilo al tramonto e una maggiore libertà fotografica rispetto alle altre visite.

Partiamo così intorno alle 14.30, anche se per il gruppo psicologicamente erano le 20!

Come speravo,  già dall’imbarcazione ho cominciato a scattare a raffica foto di squarci bellissimi della natura sulle sponde del Nilo.

Allontanandoci sempre più dalla costa civilizzata verso il lato più desertico la mia ‘eccitazione fotografica’ è salita ai livelli più alti.

A metà viaggio siamo scesi dalla prima imbarcazione (quella del giro programmato) e siamo saliti tutti su quella prenotata dalla guida.

Durante la navigazione c’è stata la solita vendita di oggetti e l’offerta di bibite,  datteri e noccioline tostate “sotto la sabbia del deserto” tutto compreso nella quota.

bimbo che naviga sul Nilo

bimbo che naviga sul Nilo

Mentre navigavamo abbiamo incontrato dei ragazzi che poggiati su  altre imbarcazioni improvvisate,  nuotavano per il fiume estendendo  con pezzi di legno le mani usate come remo.

Alcuni hanno abbordato la nave e dopo un po’ hanno cominciato a cantare “quel mazzolin di fiori”, ovviamente era un modo estremamente originale per ottenere delle monete.

Appena approdati al porticciolo del viallaggio facciamo a stento in tempo a scendere che veniamo accerchiati da un numero indefinito di bambini  intenti a vendere qualsiasi cosa.

Ci avviamo circondati da un nugolo di infanti per le strade di terra battuta del villaggio.

Il villaggio si presenta molto caratteristico ma visivamente improntato sull’afflusso turistico, addirittura un piccolo negozietto presentava l’ insegna dipinta a mano di “Carrefour”.

Carrefour egiziano

Carrefour egiziano

Attraversando il villaggio ci si attacca alle calcagna una bambina di nome Sarah (almeno così si è presentata) dal viso dolcissimo e alla quale abbiamo promesso di ripassare dopo per acquistare le sue bamboline di legno.

La bimba, come tutte le altre a cui era stata fatta la stessa promessa, ripeteva un eloquente <<Solo  Sarah>> per far fissare la promessa di non acquistare da nessun altro.

Quel <<Solo Sarah>> divenne il nostro lasciappasare tra le altre bambine e la piccola Sarah, mentre se la rideva alla grande perchè ripetevamo la frase affrancando la promessa, faceva capire alle sue coetanee che eravamo ormai destinati a diventare suoi clienti.

Arriviamo finalmente alla casa, posizionata in fondo a una deviazione della stradina principale del villaggio e in prossimità del fiume.

Entriamo all’interno e troviamo un ambiente attrezzato il giusto per ospitare piccoli gruppi di turisti e con l’attrattiva di due coccodrilli vivi, di cui il più grande lasciato in gabbia e il più piccolo invece preso con attennzione dai proprietari per essere fotografato tra le mani dei turisti.

Salse nubiane

Salse nubiane

Dopo aver gustato oltre alla solita bibita, un karkadé niente male, e del buon pane bagnato in una miriade di salse colorate viene il momento del solito monologo della guida per poi passare alle  foto con il coccodrillo più piccolo.

Un po’ perchè mi dispiaceve per l’animale e un po’ perchè mi faceva senso non ho scattato la foto con la bestiola.

Prima di uscire, i propretari della casa, ci fanno visitare una piccola stanzetta adibita a magazino con numerosi manufatti di notevole fattura.

In particolare mi colpirono le maschere in legno pitturato rappresentati visi di giovani donne col solo sguardo scoperto.

A causa del prezzo eccessivo e della paura di superare il peso massimo del bagaglio non acquisitamo nulle e andiamo a girare un po’ nel cortile della casa giocando anche col bimbo di famiglia.

Usciti dalla casa veniamo riassaliti dai bambini che avevamo lasciato fuori all’ingresso e che per tutto il tempo erano rimasti in apparente attesa.

Attacco ai turisti

Assalto ai turisti

Senza alcuna contrattazione mi lascio intenerire dalla piccola Sarah e acquisto due bamboline di legno pagandole 2 euro.

La bambina, probabilmente sorpresa dalla moneta, dal mantenimento della promessa e dalla dolcezza di mia moglie si affianca a noi per un lungo tragitto tentando anche di farci alcune domande senza che però riuscissimo a comprenderle.

Generalmente sono diffidente sulla buona fede di questi poveri bambini, costretti a lavorare a modo loro nonostante l’età, ma stavolta la bimba mi sembrava davvero sorpresa dal nostro atteggiamento poco distaccato e penso che, se fosse stato possibile, mia moglie l’avrebbe adottata al volo.

Concludiamo il giro

tramonto nel deserto

tramonto nel deserto

acquistando un’ampolla di sabbia colorata  e ci dirigiamo spediti verso l’imbarcazione.

Una volta salpati, la breve sosta successiva è in una zona di deserto.

Scendiamo e cominciamo a perdere del tempo prezioso con dei venditori di braccialetti di legno.

I braccialetti erano belli e sarebbero valsi il prezzo contrattabile ma ero già stanco di queste fasi di trattazione e quindi mi appresto verso una collinetta con la mia bella bottiglia di plastica.

La mia idea era di raccogliere della sabbia da portare con me e scattare un buon numero di foto visto che il tramonto stava per compiersi.

Raccolta la sabbia tentando di evitare a fatica gli escrementi di dromedario, mi ripulisco adeguatamente dai granelli per non graffiare macchina e obbiettivi e comincio finalmente a scattare.

Come al solito la sosta dura troppo poco per le mie esigenze fotografiche ma stavolta vengo ripagato abbondantemente dal sole calante tra le palme che mi regala foto paesaggistiche stupende rubate durante il tragitto sulla feluca di ritorno alla nave.

Coccodrillo nubiano

Coccodrillo nubiano

Bamboline di legno nubiane

Bamboline di legno nubiane

Ampolla di sabbia colorata

Ampolla di sabbia colorata

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Lug 09

La diga di Aswan e la cava di granito

III° giorno di visita – 9 Luglio 2010

Dopo l’intensa visita ad Abu Simbel, siamo tornati con l’aeromobile ad Assuan (Aswan) dove una volta scesi ci siamo recati in pullman alla diga di Assuan.

La diga è un prodotto dell’intelligenza umana che nulla ha a che fare con l’antico Egitto.

Completata nel 1971, la sua costruzione ha avuto come conseguenza la formazione del lago artificiale di Nasser.

Dai finestrini del pullman costeggiamo un lungo stradone asfaltato che domina sul lago artificiale.

verso la diga di Assuan

verso la diga di Assuan

Sulle sponde si notano scene di barche abbandonate e piccole case indipendenti sparse qui e la che catturano con prepotenza la mia attenzione.

Arrivati davanti alla centralina idroelettrica, la guida ha chiesto chi volesse scendere per una sosta di cinque minuti palesemente sperando che nessuno volesse farlo.

Nonostante i tentativi per scoraggiarci della guida ero troppo preso dall’ambiente intorno alla diga per rinunciare.

Sono stato uno dei pochi a scendere dal pullman per fare il mio solito mini servizio fotografico divertendomi stavolta anche a scattare in modalità “panorama assistito”.

Diga di Assuan

Diga di Assuan

Abbandonata la diga ci dirigiamo verso  un’altra attrazione turistica un po’ forzata: al cava di granito.

Ancora una volta la guida ci scoraggia sull’interesse che può suscitare il posto ma stavolta c’è da dargli ragione, infatti la cava non è niente di più di qualche roccia scavata come ce ne sono a migliaia per il mondo.

cimitero islamico

cimitero islamico

In sintesi, una volta arrivati col pullman a destinazione, diamo un’occhiata attraverso i vetri e alla fine tutti rinunciano alla visita.

Il tragitto percorso non mi risulta però sprecato poichè passiamo davanti a un cimitero islamico e, sempre attraverso il vetro del pullman, scatto quelle che sarebbero potute essere delle belle foto se avessi avuto la possibilità di scendere dal mezzo di trasporto e aggirarmi a “piede libero”.

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Lug 07

Escursione al centro de Il Cairo e giro in barca sul Nilo

I° giorno di visita – 7 Luglio 2010

Casomai la prima giornata fosse stata poco intensa, ci viene proposta l’escursione aggiuntiva che prevede una passeggiata per il centro de Il Cairo e un giro in barca sul Nilo di sera.

Nonostante la stanchezza, la solita frase d’occasione approda alla mente: “Se non lo faccio ora, quando lo faccio più?”.

Questa volta non è la nostra guida Kalhed ad accompagnarci ma Michele (forzatura italiana del suo nome da cristiano ortodosso), il nostro riferimento Veratour al Cairo.

E così per una cifra comunque ragionevole, 10 euro a cranio, dopo cena prendiamo il pullman turistico e attraversiamo le strade della città diretti al centro.

Ovviamente io resto tutto il tempo incollato al finestrino osservando  attentamente il mondo fuori dall’albergo.

Le strade si presentano degradate e conclamanti una povertà gestita con noncuranza.

In Egitto non esistono orari per i negozi, quindi ci siamo ritrovati ad osservare un continuo alternarsi di  serrande aperte e chiuse, di negozietti a conduzione individuale e i classici McDonald’s e simili.

Passando sui ponti che attraversano il fiume abbiamo potuto notare le persone, organizzate sul “lungo fiume” con sedie e tavolini personali, impegnate a chiacchierare in tutta serenità.

Bisogna dire che in Egitto, a causa del clima, la vita sociale si svolge soprattutto di notte o comunque dopo il calare del sole mentre di giorno si tende all’ozio.

Arrivati in un punto del centro scelto dalla guida, scendiamo dal pullman e ci avviamo in formazione compatta verso un bar all’interno di una sorta di piccolo centro commerciale.

Dopo aver superato con successo il nostro primo attraversamento pedonale entriamo nell’edificio e saliamo un paio di rampe di scale superando alcuni negozi chiusi e numerose persone che andavano avanti e indietro con tower sotto braccio che mi sembravano di un’altra epoca.

Ammetto che per paura di uno scippo e la solita fretta da giro turistico non ho scattato foto, cosa di cui ora mi pento amaramente.

Arrivati al bar veniamo accolti con una certa riverenza dal gestore mentre registro mentalmente che gli altri clienti cambiano immediatamente atteggiamento come se si sentissero a disagio per la nostra presenza, probabilmente quella delle donne in modo particolare .

Ci sediamo e ognuno di noi ordina la propria bevanda (coca cola, aranciata, karkadè, tè caldo) mentre ci viene riposto sul tavolo un narghilè con vari bocchini sigillati in bustina.

Io ero molto incuriosito dal narghilè el’ avrei provato volentieri se fossi stato capace di superare la mia naturale riluttanza a qualsiasi forma di fumo.

Durante la nostra sosta nel bar, dopo il vano tentativo di vedere la partita del mondiale in programma, la televisione è stata sintonizzata sui video locali, davvero notevole l’alternarsi di video, principalmente libici, imitanti quelli americani senza donne.

Finita la bevanda ci siamo intrattenuti un po’ a chiacchierare per poi uscire seguendo il persocrso inverso dell’andata.

Subito fuori il bar c’era un negozio di PC e da informatico ho cominciato a leggere l’offerta dei desktop dalle configurazioni sicuramente obsolete; alcuni addirittura muniti solo di un lettore CD e 256 MB di ram.

Appena fuori dal centro, sempre da informatico, ho notato attraverso una grata  posta all’altezza del marciapiede, una sorta di cantina con un tipo curo a lavorare su qualcosa e una miriade di schede elettroniche appese al soffitto con dei piccoli ganci. Bah…

Barche sul molo del Nilo

Barche sul molo del Nilo

Sul Nilo in barca

Sul Nilo in barca

Risaliti sul pullman abbiamo raggiunto una sponda del Nilo, scesa una rampa di scale per portarci dalla strada al livello del fiume, ci siamo separati in due gruppi per dividerci su due imbarcazioni diverse.

Comincia così un bel giro in barca sul Nilo di sera.

Il giro in barca, anche se giustamente breve (circa mezz’ora),  è stato molto piacevole e ci ha permesso di vedere molti luoghi de il Cairo affacciati sul grande fiume.

Il numero di imbarcazioni attraccate o in navigazione è risultato enorme ed alcune si sono presentate in modo particolarmente folkloristico, con centinaia di luci colorate manco si stesse svolgendo a bordo una festa di paese.

La musica araba a volume inverosimile, sia sulla nostra barca che sulle altre nei dintorni, è stata un leitmotiv piacevole della gita.

Non immaginatevi fantastici suoni d’oriente, si trattava di neomelodici all’ennesima potenza, comunque molto caratteristici.

Nel giro in barca siamo passati sotto alcuni ponti notando dei peascatori muniti di canna che tranquillamente lanciavano la loro lenza nel fiume, cosa ovviamente vietatissima visto l’inquinamento del Nilo in quel punto.

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Lug 07

L’Hard Rock Cafe de il Cairo

Hard Rock Cafe del Cairo

Hard Rock Cafe de Il Cairo

Sono fortemente convinto che i tour operator egiziani ricevano la cosiddetta “botta in fronte” quando hanno a che fare con i turisti italiani.

Senza dubbio noi italiani, popolo abituato al turismo in tutte le sue accezioni, siamo estremamente pignoli soprattutto per due aspetti poco cari agli egiziani: l’igiene e la buona cucina.

Per il nostro primo pranzo fuori porta ci conducono dunque all’Hard Rock Cafe de Il Cairo sperando che il marchio internazionale ci offra cibo migliore di quello dell’albergo (che in realtà è in linea con i bassi standard egiziani).

Il cibo è a buffet e il locale si presenta decisamente pulito.

La qualità del cibo è quello da mensa con la solita varietà del menù turistico egiziano. Se pollo e patate non sono di vostro gusto considerate seriamente di restare a digiuno per tutto il viaggio.

Gli Hard Rock Cafe in generale non sono il tipo di locale che preferisco ma quello de Il Cairo si affaccia sul Nilo ed anche nella sala interna è possibile sporgersi e guardare il grande fiume con le sue rive che tanto avrebbero da raccontare.

Attenzione che nei locali egiziani è legale fumare.

per il resto è da segnalare il costo delle magliette: dai 20 ai 30 euro per la classica maglietta che, personalmente, ritengo un souvenir oltremodo forzato e commerciale.

Sarei stato curioso di verificare l’etichetta per leggere il “Made in …” 😉