Mar 03

Primi effetti della Macro Regione: Modulo di richiesta della cittadinanza padana

Emigranti

Emigranti

Tra le vecchie email ho ritrovato un simpatico documento  particolarmente in linea con quello che probabilmente ci aspetta con la vittoria di Maroni in Lombardia:

Modulo di richiesta della cittadinanza padana“.

 

Modulo di richiesta della cittadinanza padana

Uffisi immigrasiun
Piasa del Domm, 50
20100 MILAN (PADANIA)
EL’ SUTUSCRITT……………………………………………
NAT’ A……………………………………… (TERRONIA)
EL DI’ DE……………………………………………
FORTUNATAMENT DUMICILIA`………………………………
Vist i risulta` de le ultime elesiun voeri dumandà se fus pusibil avegh la
CITADINANSA MILANES
Se dichiara:
– De vess pentiì de vess un TERUN
– De rinnegaà tucc i sò urigin meridiunal
– De mangiaà almen du volt al dì la cassoeula e la cutuleta alla milanesa
Dumandi de pudeè frequentà el curs de Lingua e Cumpurtament Lumbard.
Prumett de nun ess puseeè racumandaà, de lavurà com un asin, pagaà i tass,
ciamà men tucc i malnatt balabiott e ciaparatt dei me parent in teronia, de
fà men casin la nott e de tifaà per il Milan, per l’Inter o per la squadra
de Bergum!
De dir no pussè la parola “minchia” ma quand me fan giraà i ball disarò “VA
DA VIA I CIAPP”
Ve garantisi che prima de andaà in lett dumandaria perdun a Sua santità
Bossi Umberto e de vutaà per la Lega per i prosim cinc ann.
Cun la speransa che la dumanda la vegna acetada curdialment ve ringrasi.
IN FEDE
Il terun sig. ……………………

 

NOTA: Almeno non è richiesto di bere la Sacra acqua del Po…

Mag 16

Il matrimonio a Napoli tra luoghi comuni e realtà

Avete mai partecipato ad un matrimonio napoletano?

Beh, se la risposta è no, lasciate che ve lo spieghi… la parola chiave è “abbondanza”, non importa quanti soldi possano volerci, l’importante è che tutto sia curato nei minimi particolari e che i preparativi abbiano inizio più di un anno prima.

Torta nunziale

Torta nunziale

Il primo step è la scelta del ristorante, che naturalmente deve essere il migliore e deve garantire agli invitati giorni di indigestione per tutto il cibo ingerito, ovviamente il pranzo, che dovrà prolungarsi fino a notte inoltrata, sarà accompagnato dal “cantante”, che a Napoli vuol dire la partecipazione di un nuovo ragazzino neo-melodico, momentaneamente sulla cresta dell’onda, che tra un gorgheggio e l’altro strapperà qualche lacrima agli sposi e agli invitati.

Il secondo step è la Chiesa, che dovrà essere tra le più importanti e note della zona, addobbata di fiori in ogni centimetro quadro e per finire all’uscita degli sposi non potrà mancare il classico volo delle colombe bianche.

Ma il punto forte di tutto questo è l’abito della sposa, è lì che non si può sbagliare :perline, strass, merletti e un velo chilometrico ,il tutto avvolto in un abito alla “Via col vento”, perché “à spos è  à spos!”, gli occhi sono tutti per lei e tutti ne devono parlare.

Infine c’è il trucco, parrucchiere, fotografo, bomboniere e via discorrendo , ma proprio non si può trascurare un particolare : gli invitati. Si vestono nei modi più assurdi, osano nei colori e negli accessori e un invitato che si rispetti non può non avere i mitici occhiali da sole, anche quando effettivamente il sole non c’è.

Certo chi è nato al nord, tutto questo non lo capirà mai, ma lo scopo di questo breve trafiletto è solo quello di strappare un sorriso al lettore, che se è nato a Napoli, sa che i matrimoni al sud non sono solo questo, ma ci sono anche tante persone che fanno delle scelte più sobrie per festeggiare un giorno così importante, ma comunque sia il matrimonio a Napoli resta un vero e proprio evento.

 

di Annunziata Scognamiglio

foto dall’album di Shelley Panzarella
Mag 10

10 maggio 1987 – nozze d’argento con lo scudetto

Napoli 1986-87

Napoli 1986-87

Già! Oggi sono 25 anni da quella gloriosa data…

Già! 25 anni fa un argentino ridisegnò la geografica calcistica italiana e un popolo riuscì per la prima volta a festeggiare uno scudetto per troppo tempo solo sognato.

In tributo a quei giorni è doveroso, io avevo poco più di sei anni ma quelle “bandiere tutt’azzurre” le ricordo lo stesso.

Ecco l’intervista al grande Diego Armando Maradona riportata dalla pagina “Napoli poesia d’Italia…divine napoletane!”:

Sono sempre innamorato della mia Napoli e di quella maglia azzurra. E l’augurio che faccio a tutti i tifosi è che presto possano far festa per un altro scudetto.

– Eccolo Diego Maradona – Lo chiamano ancora Dio, in Argentina. Qui a Napoli resta il più magico dei giocatori che ha mai calcato l’erba del San Paolo.

10 maggio 1987: quel giorno è sempre più vicino, comunque. Anche se sono passati 25 anni. ‘Mi sembra ieri, una emozione unica. Il mio cuore adesso è lì, in ogni angolo della città dove si farà festa ricordando quello scudetto’. C’è Maradona che piange di felicità, dopo aver avuto la certezza dello storico titolo. Piange a due passi dagli spalti. ‘Ho pianto poche volte su un campo di calcio. Quel giorno non era un giorno come gli altri’. Lo avrebbe fatto solo un’altra volta: ai Mondiali del 1990 quando, dopo aver perso la finale, col suo orgoglio calpestato dai tifosi italiani. Angelo Pisani, l’avvocato napoletano del Pibe de Oro, sistema il telefono dello studio: Maradona, il più sublime interprete planetario del gioco del calcio, è a Dubai ma sembra che sia dietro l’angolo. La sua voce è inconfondibile. Come il suo italiano.

Le dispiace di non essere qui?

“Da anni sono triste per non poter ritornare a Napoli quando voglio. Ma oggi lo sono ancora di più. I miei ex compagni fanno festa, li saluto. Vorrei rivedere tutti. Eravamo un grande gruppo, una grande famiglia. Altrimenti non avremmo mai potuto battere le grandi squadre del nord”.

Quello scudetto vinto, il primo della storia del Napoli, resta una delle gioie più belle della sua carriera?

“E’ vero. Con il Mondiale vinto in Messico con l’Argentina. Solo che quel giorno feci festa a casa mia, davanti alla mia gente. A Città del Messico il mio popolo era lontano”.

La partita con la Fiorentina, la ricorda?

‘Quell’anno ricordo tutto: la vittoria a Brescia, quella all’Olimpico contro la Roma, quelle contro il Milan, la sconfitta di Firenze. Tutto, l’ultima partita al San Paolo, poi, la notte eravamo tutti in ritiro, nella stanza di Carmando a guardare la tv e a parlare tra di noi. La festa poi fu bellissima, durò giorni e giorni. Non ho mai capito perchè il Napoli ci mise 60 anni per vincere uno scudetto. Aveva ed ha un pubblico fantastico’.

Una volta disse che vincere uno scudetto a Napoli era come vincerne tre e mezzo alla Juventus?

‘E credo che sia rimasto ancora come allora. Però battere la Juve (dice sempre Giuve, come a quei tempi, ndr) era un’impresa fantastica. Noi ci riuscimmo e ricordo quella vittoria come se fosse ieri’.

Era difficile vincere al Sud?

“Difficile ma bellissimo. Ricordo l’entusiasmo per lo scudetto, i tifosi, gli striscioni, i cori. Abbraccio tutta Napoli per le emozioni che mi ha dato. Il mio cuore adesso è con loro. Come lo era allora’.

Lavezzi vuole lasciare Napoli?

“Capitò anche a me di voler andare via. Può capitare. Io non sarei mai andato in un’altra squadra italiana. Tutti mi dicevano che pure Sivori aveva giocato sia con il Napoli e poi con la Juve ma io non mi sarei mai immaginato con una maglia diversa da quella azzurra in Italia’.

Sa già quando tornerà in Italia?

“Mi auguro che questa assurda faccenda finisca presto. Ho fiducia immensa nei confronti del mio avvocato’.

Sarebbe venuto a Napoli altrimenti?

‘Sono molto impegnato qui, fare l’allenatore a Dubai è molto complicato. Ho un contratto lungo, mi diverto e mi piace. Ma Napoli è nel mio cuore e lo sarà per tutta la vita. Come lo sono gli affetti più cari.

strong>Ecco il mitico gruppo che vinse lo scudetto:

Presidente: Corrado Ferlaino
General manager: Pierpaolo Marino
Allenatore: Ottavio Bianchi
Preparatore atletico aggiunto: Luigi Castelli

Portieri

Claudio Garella,  Raffaele Di Fusco, Giuseppe Taglialatela

Difensori

Giuseppe Bruscolotti, Ciro Ferrara,Moreno Ferrario, Alessandro Renica,Giuseppe Volpecina,  Tebaldo Bigliardi, Massimo Filardi,  Antonio Carannante,  Raimondo Marino,  Davide Lampugnani,  Luciano Sola

Centrocampisti

Salvatore Bagni,  Fernando De Napoli, Francesco Romano, Costanzo Celestini,Ciro Muro, Angelo Cioffi, Luigi Caffarelli

Attaccanti

Vincenzo Casolaro, Bruno Giordano, Diego Armando Maradona, Andrea Carnevale, Luigi Castellone

Apr 26

La mattina della festa di San Ciro a Portici

E’ la prima domenica di maggio di un anno nel tempo.

E’ primavera inoltrata ma non ancora estate, il profumo che si respira diventa una sensazione.

Alzandomi dal letto so già che l’intera famiglia è quasi pronta per l’uscita e vive della stessa mia “friccicheria”.

Le tappe previste in giro per la città fanno parte delle tradizioni di  famiglia e seguono percorsi consolidati da anni.

Inizialmente si risale il  mercato (Via Marconi) dribblando  le tante bancarelle eccezionalmente in bella mostra anche di domenica che, come nelle ore di punta feriali, restringono lo spazio di passaggio rendendo impossibile il normale transito di una macchina e di un pedone contemporaneamente.

L’occhio è sempre all’erta, soprattutto ai basalti scuriti dall’acqua dei pescivendoli – di mestiere e improvvisati – che “rinfrescano” la merce a getti continui.

San Ciro - Piazza San Pasquale

San Ciro - Piazza San Pasquale

Lo slalom tra la folla di famiglie porta finalmente a raggiungere le spalle della chiesa di San Ciro, non senza essersi fermati alla bancarella dei fumetti a scovare numeri mancanti di Dylan Dog o Topolino.

Finalmente la strada si immette, allargandosi come la foce di un fiume,  in una Piazza San Ciro affollata ma non colma.

Il sole è piacevole sul viso, la presenza del mare a pochi passi si avverte come quella di un amico.

Dalla piazza si vedono le prime luminarie che si perdono da ambo i lati, sia lungo il corso Garibaldi che sulla salita di via Libertà. Ogni anno la disposizione, specialmente nella piazza, è più accorta per evitare che il passaggio del Santo patrono venga reso più difficoltoso.

Ad ogni angolo c’è un venditore di palloncini ad elio che, come ogni anno, tenta di appioppare  le immancabili automobili di formula 1  e  il personaggio di turno disegnato sempre sulla stessa sagoma: Batman, Spiderman o Goku.

Se si è fortunati, si riescono ad evitare con reciproca soddisfazione i parenti della carrambata annuale.

Intanto il tuo sguardo si posa sulla chiesa che domina la piazza, eccezionalmente con tutte le porte aperte e il vuoto lasciato dalla statua del Santo che instilla un silenzioso senso di attesa.

Comincia così la parte più attesa e tortuosa del tragitto: da Piazza San Ciro al Granatello passando per il Corso Umberto I.

Il corso è un susseguirsi di bancarelle senza soluzione di continuità, c’è di tutto:  dolciumi di tutte le forme e colori, i venditori di tartarughe pulcini e pappagalli, il panno che pulisce tutto, le immagini dei cantanti neomelodici e dei giocatori del Napoli in cornici dorate,  cassette (prima)  CD e DVD ‘alternativamente originali’, le mitiche noccioline zuccherate.

La gente si accalca in processioni a doppio senso spontaneo – curiosamente simili al senso automobilistico – mentre qualcuno si attarda al tiro al bersaglio con le lattine che non cadono mai o alla ruota della fortuna.

L’acceso all’entrata del bosco e della villa comunale sono rese inaccessibili dal fiume umano.

Pochi passi ancora e finalmente ci si trova davanti a piazza San Pasquale: a due passi dal bosco e a due passi dal mare.

Dopo una rapida affacciata dal terrazzino della stazione per guardare il porto si torna rapidamente indietro per aspettare, quasi all’altezza dell’entrata della villa comunale, il passaggio di San Ciro.

Pochi minuti e la musica in lontananza avverte che l’attesa è quasi finita.

Pompo pompompo pomporomporopò… ed ecco che i pennacchi bianchi e celesti   fanno da apripista mentre in lontananza una macchia amaranto diventa più nitida.

San Ciro tra la folla

San Ciro tra la folla

Un silenzio di bocche che impennano sorrisi cala sulla folla, già si sa quel che si vedrà eppure non diminuisce l’attesa… ancora un po’…  ecco…  se il signore “toglie  la testa” lo vedo… Eccolo!Eccolo!

Ed eccolo, con le sue tre dita  che si stagliano davanti  ad un viso quasi vivo, eccolo San Ciro che fluttua sulle onde di spalle poderose di persone di ogni estrazione sociale.

Le donne più anziane, commosse al limite del pianto, commentano come se avessero visto un parente: <<Comm’è bell’!>>

Il silenzio si rompe in esplosioni di applausi, ci si sente come dopo un

San Ciro - primo piano

San Ciro - primo piano

gol del Napoli, la gente comincia a commentare dell’altra gente che segue la processione ma poi via, tutti a confondersi e a diventare, mai come questo giorno, una sola armoniosa macchia umana.

Probabilmente solo se sei di Portici puoi capire: puoi essere ateo, mussulmano o  bestemmiatore incallito, se sei di Portici davanti a San Ciro non puoi non emozionarti.

 

Viva San Ciro, Viva Portici!