Mag 21

‘Na sera e maggio

Maglietta primo scudetto Napoli Buitoni

Maglietta primo scudetto Napoli Buitoni

L’attesa

E’ l’alba di domenica 20 maggio 2012 e  a Napoli si respira aria di attesa… le strade brulicano di bancarelle spuntate come funghi : bandiere, trombette, parrucche azzurre e cose di ogni genere, tutto per attendere le ore 20.45, la sfida che ogni napoletano sente più di tutte le altre, quella contro la 2vecchia signora”, e ancora più se si pensa alla sua imbattibilità in campionato e al fatto che la Coppa Italia manca a Napoli dal lontano 1987.

Girare per Mergellina nel tardo pomeriggio è davvero uno spettacolo, ragazzi da ogni parte muniti di bandiere e sciarpe che si dirigono verso piazzale Diaz per guardare la partita dal maxi-schermo, ed ecco è tutto pronto, l’intera città paralizzata, sembra quasi di essere tornati alla finale dei mondiali del 2006.

La partita

Roma, stadio Olimpico, è iniziata Napoli – Juve, ma il primo tempo termina in uno 0-0, bisogna aspettare il 18′ del secondo tempo, rigore di Cavani e la città esplode e solo 20 minuti dopo è fatta, goal di Hamsik e la coppa è in pugno, anche se la squadra soffre un po’ negli ultimi minuti, ma eccolo il fischio finale e finalmente si può festeggiare.

 

La gioia

Per una notte Napoli sogna, fa baldoria e sembra non esistano più problemi, niente critiche per questi calciatori e per qualche ora non conta se il nostro Pocho resta o va via, basta guardare le sue lacrima per essere orgogliosi di averlo avuto con noi.

 

Mag 16

Il matrimonio a Napoli tra luoghi comuni e realtà

Avete mai partecipato ad un matrimonio napoletano?

Beh, se la risposta è no, lasciate che ve lo spieghi… la parola chiave è “abbondanza”, non importa quanti soldi possano volerci, l’importante è che tutto sia curato nei minimi particolari e che i preparativi abbiano inizio più di un anno prima.

Torta nunziale

Torta nunziale

Il primo step è la scelta del ristorante, che naturalmente deve essere il migliore e deve garantire agli invitati giorni di indigestione per tutto il cibo ingerito, ovviamente il pranzo, che dovrà prolungarsi fino a notte inoltrata, sarà accompagnato dal “cantante”, che a Napoli vuol dire la partecipazione di un nuovo ragazzino neo-melodico, momentaneamente sulla cresta dell’onda, che tra un gorgheggio e l’altro strapperà qualche lacrima agli sposi e agli invitati.

Il secondo step è la Chiesa, che dovrà essere tra le più importanti e note della zona, addobbata di fiori in ogni centimetro quadro e per finire all’uscita degli sposi non potrà mancare il classico volo delle colombe bianche.

Ma il punto forte di tutto questo è l’abito della sposa, è lì che non si può sbagliare :perline, strass, merletti e un velo chilometrico ,il tutto avvolto in un abito alla “Via col vento”, perché “à spos è  à spos!”, gli occhi sono tutti per lei e tutti ne devono parlare.

Infine c’è il trucco, parrucchiere, fotografo, bomboniere e via discorrendo , ma proprio non si può trascurare un particolare : gli invitati. Si vestono nei modi più assurdi, osano nei colori e negli accessori e un invitato che si rispetti non può non avere i mitici occhiali da sole, anche quando effettivamente il sole non c’è.

Certo chi è nato al nord, tutto questo non lo capirà mai, ma lo scopo di questo breve trafiletto è solo quello di strappare un sorriso al lettore, che se è nato a Napoli, sa che i matrimoni al sud non sono solo questo, ma ci sono anche tante persone che fanno delle scelte più sobrie per festeggiare un giorno così importante, ma comunque sia il matrimonio a Napoli resta un vero e proprio evento.

 

di Annunziata Scognamiglio

foto dall’album di Shelley Panzarella
Apr 25

Io speriamo che me la cavo – sinossi e recensione

Io speriamo che me la cavo

Io speriamo che me la cavo

Recensione
In questo film compare un Paolo Villaggio molto lontano dal solito ingegner Ugo Fantozzi, a mio parere un’ ottima interpretazione, si cala perfettamente nel ruolo divertendo e commuovendo allo stesso tempo, mostrando in pieno le iniziali difficoltà di un settentrionale costretto a vivere al sud.
A molti anni di distanza questo film del ’92 riesce sempre a strappare un sorriso trattando tematiche ancora attuali e presentando un impianto molto simile al recente campione d’incassi Benvenuti al sud, le problematiche sono pressoché le medesime, anche se in contesti molto diversi.

Il titolo ricalca una mentalità fortemente radicata in chi non ha mezzi propri o sociali per affrontare adeguatamente la vita e si vota alla sopravvivenza per scelta forzata sperando che, alla resa dei conti, il caso o la provvidenza risolvano il problema.
L’ultima scena è di sicuro quella rimasta impressa nel cuore di molti, finale strappa lacrime con in sottofondo “What a wonderful world” di Louis Armstrong, e anche riguardandola per l’ennesima volta non si può non riflettere sui tanti significati di quel “Io speriamo che me la cavo”.

 

Sinossi
Io speriamo che me la cavo è un film del 1992 diretto da Lina Wertmuller e tratto dall’omonimo libro di Marcello D’ Orta.
Il maestro Marco Tullio Sperelli (Paolo Villaggio) in attesa di un trasferimento richiesto da tempo in una scuola elementare ligure, si ritrova per un errore telematico dei terminali del Ministero della Pubblica Istruzione assegnato in una scuola a Corzano, in provincia di Napoli.

E proprio qui il maestro Sperelli si ritrova catapultato in una situazione alquanto disastrosa, toccando con mano i disagi ed i disastri di un sistema scolastico allo sbando e dove gli alunni si contano sulle dita di una mano, non più di tre allievi in classe al suo primo giorno di lezione, gli altri deve andare a cercarseli recuperandoli qua e là, quasi sempre in strada. Nella classe (mista) ci sono bambini di ogni genere e di varia estrazione sociale, ognuno con un problema diverso e con una forte difficoltà ad usare la lingua italiana, ma sempre allegri e pronti a prendere la vita con ironia.
Rosinella che fa la tenera con il maestro, Vincenzino intelligente e svelto, nonchè Raffaele, il più grande, già implicato a far da messaggero per la camorra locale, si presenta in classe in modo arrogante e prepotente da vero “guappo” e per questo Sperelli, malgrado la propria mitezza, dà un ceffone al ragazzo, il quale gli giura vendetta.

Ma quel gesto violento propizia definitivamente al maestro il massimo rispetto di tutti i ragazzi.

Ma la vita sa essere strana ed una sera Raffaele si trova costretto a chiedere aiuto al maestro per poter portare la mamma in ospedale e, con un altro gesto per lui insolito, Sperelli s’impone al personale per ottenere un’immediata sistemazione della donna. Proprio mentre Raffaele sembra aver cambiato comportamento e pericolose amicizie e mentre ormai i ragazzi gli si sono affezionati, ecco che arriva inaspettata la comunicazione del suo trasferimento al Nord.

Tutta la classe, con la direttrice e i padroni di casa (un po’ bizzarri, ma con lui sempre delicati e premurosi) è alla stazione a salutare il maestro che se ne va per sempre.

Il maestro giorno dopo giorno si è lasciato addolcire e incantare da un clima e da un calore umano senza paragoni, così in treno legge commosso il tema “su di una parabola evangelica” che Raffaele gli ha consegnato all’ultimo minuto che parla della fine del mondo,e che vuole essere un inno alla speranza affinchè qualcosa possa cambiare, concludendo con “… e io speriamo che me la cavo …!

Apr 18

Lega Nord, gli sfottò e le caricature: il meglio dal web

Predoni a casa nostra

Predoni a casa nostra

In questi ultimi giorni ci sono pervenute delle strane informazioni dai media che fanno sospettare che Bossi, quando era ancora un dolce pargolo, amasse molto la storia di Robin Hood, ma la morale della favola pare non l’abbia capita poi tanto … lui rubava ai ricchi per dare ai poveri.

Lui, o chi per lui, pare abbia rubato ai poveri per dare ai ricchi o, ancora peggio, al figlio (pare -perché è ancora tutto da provare).
Col passare degli anni è cresciuto, ma la passione per i personaggi di fantasia non gli è passata ed ha ben pensato di dar vita alla nuova banda bassotti e stavolta neanche Capitan Padania potrà salvarlo.
L’intero sud ha capito perché la Lega ce l’aveva duro e come lo voleva usare.

Ecco il meglio del web che si è scatenato contro la lega:

Elio canta “Alla fiera del Nord”:

Crozza: “Quando un mafioso incontra un leghista”

La Lega in versione “Famiglia Addams”

Tutti i contenuti sono proprietà dei rispettivi autori.

 

Mar 10

Benvenuti al Sud – sinossi e recensione

Sinossi

Benvenuti al sud

Benvenuti al Sud” è il remake italiano diretto da Luca Miniero della commedia francese Bienvenue chez le Ch’tis, uscita come Giú al Nord in Italia.

La storia è dunque simile all’originale: un responsabile di un ufficio postale in Brianza si finge disabile per ottenere il trasferimento a Milano ma, viene scoperto e spedito nel profondo sud, in un paesino della Campania.

Alberto (Claudio Bisio) dunque dovrà fare i conti con una realtà del tutto nuova che ha sempre snobbato data la sua mentalità chiusa da uomo del Nord, lasciando la moglie Silvia (Angela Finocchiaro) di mentalità identica, anzi peggio di lui, a casa con il figlio.

Per lui la notizia è un vero e proprio trauma, l’idea di dover trascorrere i prossimi due anni della sua vita tra i “terùn” non lo entusiasma affatto, e poi con tutte quelle storie che si sentono in tv e l’idea distorta che l’uomo ha del Sud.

Alberto è convinto di entrare in un vero e proprio incubo, tanto che alla partenza lo troviamo in lacrime e al suo arrivo nel piccolo paesino di Castellabate ogni cosa è distorta, tutto viene visto sotto una luce negativa.

L’accoglienza di Mattia (Alessandro Siani), invece, si nota fin dal primo momento, anche se Alberto, nel suo modo di vedere le cose, non coglie le buone intenzioni del collega e ne combina di tutti i colori, spaventato e terrorizzato da quel paesino che di sera, sotto una pioggia torrenziale, sembra ancora più pericoloso.

Dal giorno successivo le cose sembrano complicarsi, Alberto si ritrova in un Sud in cui tutti sono decisi a non lavorare e soprattutto a bere e ad offrire solamente caffè.

La sua mentalità da nordico dedito al lavoro, nonostante tutto, viene compresa, la gente del paese sa che Alberto ha solo bisogno di ambientarsi, è in realtà lui a non capire loro.

Ma nei due anni di permanenza Alberto scoprirà che il Sud non è assolutamente quel che aveva immaginato e dopo tante avventure e bugie, riesce a farlo capire anche a Silvia.

Così alla fine della sua esperienza, l’uomo capisce perfettamente cosa voleva dire Mattia quando diceva “Un forestiero quando viene al Sud piange due volte:  una quando arriva, l’altra quando se ne va“.

Recensione

Troviamo così un Claudio Bisio che rimane sempre identico in ogni sua performance, ma che non perde mai la sua comicità. Inoltre si tratta di uno dei personaggi più amati in Italia, la scelta risulta azzeccata, e l’attore si trova in perfetta sintonia con la comicità tutta napoletana di Alessandro Siani.

E’ una commedia leggera che gioca sugli stereotipi ormai ben consolidati tra il Nord e il Sud del nostro Paese,e per citare ancora Siani, possiamo concludere così:” Il sud è l’impossibile,è un cerchio quadrato,un pozzo senza fine,è un mare alto e lungo che dà la mano al cielo,ma non riesce a salire su in paradiso.

Il sud è il capovolgimento di luoghi comuni, è la vertigine del mondo… Nord… Sud siamo sulla stessa barca, ma siamo un grande popolo:siamo ITALIANI!Jamme jà