Mar 28

Napoli – Milano in un film: Totò, Peppino e… la malafemmina

E’ stato scientificamente provato che è impossibile intraprendere il viaggio da Napoli a Milano col treno senza che qualcuno citi più o meno direttamente il capolavoro:  “Totò, Peppino e… la malafemmina”.

Il film di Mastrocinque  è del 1956 ed incarna i tanti luoghi comuni partenopei su Milano, in un periodo in cui il viaggio aveva una durata prossima al giorno e la televisione ancora non era sufficientemente diffusa per livellare il livello di conoscenza.

Del film è difficile individuare una scena madre o una battuta in particolare, ci sono infatti alcuni passaggi davvero eccezionali.

A Milano fa freddo a prescindere dalla stagione

Totò e Peppino arrivano a Milano

Totò e Peppino arrivano a Milano

Convinti di trovare un clima nordico, i nostri eroi si imbacuccano con tanto di colbacco e restano stupiti del comportamento e del vestiario dei milanesi che, intanto, li indicano divertiti dal loro abbigliamento decisamente fuori luogo.Nello sfondo un’immutata stazione centrale di Milano.fonte foto: AntonioDeCurtis.org

 

per andare, dove dobbiamo andare, per dove dobbiamo andare

Totò, Peppino e il vigile

Totò, Peppino e il vigile

I due fratelli Capponi, dispersi a Milano, danno vita ad uno dei dialoghi che hanno fatto la storia del cinema comico dove spicca una frase “Appunto lo so, noi volevamo sapere, per andare, dove dobbiamo andare, per dove dobbiamo andare, sa è una semplice informazione.” che secondo me a distanza di decenni descrive alla perfezione il comportamento di intere classi dirigenti.

Antonio Caponi: Dopo ti spiego, noio volevan, volevon, savuar, noio volevan savuar l’indiriss, ia?
Vigile: Eh ma, bisogna che parliate l’italiano perché io non vi capisco.
Antonio Caponi: Ah, parla italiano.
Peppino Caponi: Complimenti!
Antonio Caponi: Complimenti, eh bravo!
Vigile: Ma scusate, ma dove vi credevate di essere, siamo a Milano qua.
Antonio Caponi: Appunto lo so, noi volevamo sapere, per andare, dove dobbiamo andare, per dove dobbiamo andare, sa è una semplice informazione.

 

Sullo sfondo la galleria Vittorio Emanuele II sita in Piazza Duomo.

fonte foto: Milano 2.0
fonte citazione: Wikiquote

 

a Milano quando c’è la nebbia, mettono i nomi sui manifesti. Dice, chi mi vuol trovare, io sto qua

Totò Peppino e Mezzacapa

Totò Peppino e Mezzacapa

La vera nebbia a Milano ormai davvero non si vede da anni, sostituita indegnamente dallo smog.Se si viene a Milano per la nebbia ormai è necessario spostarsi in provincia.

Mezzacapa: Acqua, vento… e nebbia! Eh… nebbia, nebbia!
Antonio Caponi: Ah, questo m’impressiona! Tutto, ma la nebbia.
Mezzacapa: A Milano, quando c’è la nebbia non si vede.
Antonio Caponi: Perbacco… e chi la vede?
Mezzacapa: Cosa?
Antonio Caponi: Questa nebbia, dico?
Mezzacapa: Nessuno.
Antonio Caponi: Ma, dico, se i milanesi, a Milano, quando c’è la nebbia, non vedono, come si fa a vedere che c’è la nebbia a Milano?

fonte citazione: Wikiquote

 

Chiudo l’articolo con un’altra scena classica del cinema comico:

Mar 24

Sarde al beccafico

Peschiamo dal cilindro della tradizione siciliana le sarde al beccafico. Il piatto prende il nome dal suo aspetto tipico che somiglia all’uccello beccafico (in siciliano il beccaficu) anch’esso oggetto di una ricetta in agrodolce simile alle sarde.

INGREDIENTI  (6 pers.)

Sarde al beccafico

Sarde al beccafico

600 gr di sarde

200 grammi di pan grattato

50 grammi di passolina e pinoli

2 arance

2 limoni

1/2 bicchiere d’olio d’oliva

1 cucchiaio di zucchero

foglie d’alloro q.b.

sale quanto basta.

PREPARAZIONE

Pulite bene le sarde e poi quindi lavatele, scolatele per poi disporle aperte su di un piano.

Tostate il pan grattato in una padella dopo avere aggiunto un cucchiaio d’olio ed un pizzico di sale e mescolate sempre. Fate ammorbidire la passolina in un recipiente con un po’ d’acqua tiepida e poi scolatela unendola al pan grattato ed ai pinoli.

Prendete le sarde singolarmente e poi con un cucchiaio versatevi il composto al centro.

Ungete con l’olio una pirofila ed appogiateci le sarde arrotolate allineandole ognuna di fianco all’altro separate solo da una folgia di allora.

Bagnatele con l’olio e mettetele in forno a temperatura moderata per 25 minuti.

Sciogliete nel frattempo lo zucchero nel succo di limone e versatelo sulle sarde.

Una volta raffreddateguarnitele con fette d’arancia e limoni.

foto di “franzconde” da flikr
Mar 22

Munasterio ‘e Santa Chiara – traduzione dal napoletano all’italiano

La canzone “Munasterio ‘e Santa Chiara” è stata scritta da
Galdieri sulla musica di Barberis e proposta da Giacomo Rondinella nel 1945.

Facendo riferimento all’immediato dopoguerra, la canzone parla della paura di ritornare nella città partenopea e trovarla in rovina non solo nelle strade e nei palazzi ma anche nell’essenza stessa dell’essere napoletano.

La descrizione di luoghi importantissimi nella memoria dell’autore servono da linea tracciante tra il ricordo e la realtà di cui si ha paura.

A quasi 70 anni l’interpretazione della paura di tornare può essere intesa molto diversamente e legati ai ben noti problemi.

 

Munasterio ‘e Santa Chiara

Dimane?

Ma vurria partì stasera.

Chiostro di Santa Chiara

Chiostro di Santa Chiara

Luntano no nun ce resisto cchiù!
Dice che c’è rimasto sulo ‘o mare
ch’è ‘o stesso e primma chillu mare blu!

Munasterio ‘e Santa Chiara…
tengo ‘o core scuro scuro
ma pecché pecché ogni sera penzo a Napule comm’era
penzo a Napule comm’è?
Funtanella ‘e Capemonte..
chistu core me se schianta..
quanno sento ‘e di d”a ggente ca s’è fatto malamente
stu paese ma pecché?

No… nun è overo
no nun ce credo
e moro pe sta smania e turna a Napule
ma c’aggià fa mme fa paura ‘e ce turnà
Paura sì …si fosse tutto overo
se a ggente avesse ditte a verità
tutta a ricchezza e Napule era ‘o core..
dice ca perso pure chillu là
Funtanella ‘e Capemonte
mo si perdono n’amante già ne teneno atri ciento
ca na femmena innocente dice a ggente nun c’è cchiù
No… nun è overo…  no nun ce credo
e moro pe sta smania e turna a Napule
ma c’aggià fa mme fa paura ‘e ce turnà

Munasterio ‘e Santa Chiara…
tengo ‘o core scuro scuro
ma pecché

pecché ogni sera

penzo a Napule com’era
penzo a Napule comm’è?

 

Monastero di Santa Chiara [traduzione italiano]

Domani?
Ma vorrei partire stasera.
Lontano no,  non resisto più!
Raccontano che è rimasto solo il mare
che è  lo stesso di prima
quel mare blu!
Monastero di Santa Chiara
ho il cuore nelle tenebre
ma perché
perché ogni sera penso a Napoli com’era
penso a Napoli com’è?
Fontanella di Capodimonte
questo cuore mi si schianta
quando sento dire dalla gente
che è diventato   malvivente
questo paese ma perché?
No…non è vero… no non ci credo
e muoio per questa smania di tornare a Napoli
ma come posso fare
mi fa paura di tornarci
Paura sì …se fosse tutto vero
se la gente avesse detto la verità
tutta la ricchezza di Napoli era il cuore…
ma dicono che ha perso anche quello.
Fontanella di Capodimonte
adesso se perdono l’amante
già ne hanno altri cento
e una femmina innocente
la gente racconta che non c’è più.
No…  non è vero…  no non ci credo
e muoio per questa smania di tornare a Napoli
ma come posso fare
mi fa paura di tornarci.
Monastero di Santa Chiara
ho il cuore nelle tenebre
ma perché
perché ogni sera penso a Napoli com’era
penso a Napoli com’è?

 

foto di “Zingaro” da flikr
Mar 20

Bari o Napoli – chi è più a sud?

Che l’Italia sia “storta” è una verità che va aldilà della metafora e trova riscontro anche nella percezione geografica.

La sua inclinazione rispetto a meridiani e paralleli infatti ha creato un curioso caso che coinvolge Napoli e Bari, due città simbolo del sud.

Nella comune percezione Bari è sicuramente a sud di Napoli ma è davvero così?

Napoli è più a nord di Bari?

Ebbene le due coppie di coordinate geografiche parlano chiaro:

Bari: 41°7′31″N 16°52′0″E  –  41.12528, 16.86667
Napoli: 40°50′0″N 14°15′0″E – 40.83333, 14.25

Quindi Napoli è più a sud di Bari, e i baresi possono chiamare terroni i napoletani 🙂

 

Mar 18

Due giorni con John Abercrombie al Laboratorio Musicale Permanente di Portici

John Abercrombie

John Abercrombie

Siamo indubbiamente di fronte ad uno dei più importanti, e conosciuti chitarristi al mondo.
Nato nel 1944, con un lungo periodo di studi alla Berklee, John Abercrombie è da diversi decenni uno dei più significativi chitarristi jazz attivi sulla scena mondiale. In possesso di voce e personalità uniche, Abercrombie è un artista che è riuscito a coniugare l’evoluzione delle tecniche sonore e strumentali con il significato autentico dell’espressione jazzistica, da lui attraversata con consumata sapienza strumentale ed espressiva in una moltitudine di collaborazioni e di proprie formazioni che lo hanno visto suonare accanto a molti protagonisti del jazz moderno nei due continenti. Prima negli USA, accanto a Gil Evans, Chico Hamilton, Gato Barbieri,i fratelli Brecker, Billy Cobham e tanti altri, e poi dalla metà degli anni ’70, in Europa, quando il produttore Manfred Eicher lo incontra al festival di Montreux e lo fa incidere per la sua etichetta, la prestigiosa ECM. Il risultato sarà l’album “Timeless”, che vede la partecipazione di Jan Hammer e Jack DeJohnette, un lavoro di grande successo di critica e pubblico, cui segue alla fine del 1975 l’album “Gateway”, lavoro che segna l’inizio della collaborazione di Abercrombie con Dave Holland e Jack DeJohnette e sarà emblematico di tutta l’attività futura . Eicher intuì che le prerogative del chitarrista – un suono che teneva conto dell’evoluzione tecnica dello strumento, ma che non si allontanava dal significato più vero dell’espressione jazzistica – ben si adattavano alle sue produzioni, basate sempre su incontri audaci e innovatori.
I lavori saranno parecchi, da quel momento, e spesso insieme con altri musicisti della medesima scuderia in trio per diversi anni con Marc Johnson e Peter Erskine e poi con Ralph Towner, ,Joe Loano, Kenny Wheeler, Mark Feldman, George Mraz, Adam Nussbaum, Ralph Towner e tanti altri.

Concerto

Sabato 24 marzo 2012 ore 20.30

Teatro “I DE FILIPPO”  – VILLA COMUNALE DI PORTICI

prezzo:10 euro

CONCERTO DEL DINO MASSA TRIO CON OSPITE IL GRANDISSIMO CHITARRISTA AMERICANO JOHN ABERCROMBIE
DINO MASSA PIANOFORTE
DARIO SPINELLI C/BASSO
NICOLA DE LUCA BATTERIA
F E A T. JOHN ABERCROMBIE

SEMINARIO

Domenica 25 marzo 2012

costo 40 euro (15 solo uditori)

TRE ORE DI LEZIONE SULLA MUSICA D’INSIEME , SI SUONERà E SI APPRENDERANNO LE NOZIONI PIù IMPORTANTI CON IL GRANDE CHITARRISTA JOHN ABERCROMBIE, UNA FULL IMMERSION NEL CUORE DEL JAZZ AMERICANO!!!

DUE GIORNI CON JOHN ABERCROMBIE
INFO, COSTI E PRENOTAZIONI 081 776 54 04

Mar 15

Chi fraveca e sfraveca nun perde maje tiempo –

Ci sono alcuni proverbi che trovano una loro versione in molti dialetti.

Muratore

Muratore

Uno molto significativo e sempre attuale è:

Napoletano “Chi fraveca e sfraveca nun perde maje tiempo

Milanese: “Fa e disfa l’è tut un laurà !”

Italiano: “A fare e disfare c’è sempre da fare (non si perde mai tempo)”

 

Le applicazioni del proverbio sono davvero infinite!

Mar 14

Inno Champions League in napoletano – DE CEMPIONZ

A poche ore dalla mitica sfida Chelsea – Napoli ecco un video che viene in aiuto a tutti i napoletani che non conoscono bene l’inglese.
Stasera seguite l’inno ricordando questo video di supporto e sperando in una vittoria del Napoli 🙂

 

DE CEMPIONZ

Mar 10

Il giro delle tre province a Pioltello

Giro delle tre provincie - Limito

Giro delle tre provincie - Limito

Oggi Pioltello (MI), e in particolare la frazione di Limito, si sono notevolmente animate per un evento ciclistico che ogni anno coinvolge la città.

Si è corso infatti il “46° giro delle tre province“, una gara ciclistica dilettantistica che stravolge il traffico cittadino.

Il percorso seguente è stato il seguente:

LIMITO
SEGRATE
RODANO
VIGNATE
SETTALA
RODANO
LIMITO (7 Giri + Arrrivo)

All’arivo un folto gruppo di pioltellesi attendevano l’arrivo del vincitore Nicola Ruffoni (Team Colpack).

Ordine d’arrivo 46° Giro delle Tre Province

Giro delle tre provincie - Dal ponte della Besozza - Retro

Giro delle tre provincie - Dal ponte della Besozza - Retro

160 Km
media 41,528 Km/h

1° Nicola Ruffoni (Team Colpack)

2° Alessandro Forner (General Store Medlago)

3° Marco Benfatto (Team Idea 2010)

4° Paolo Simion (Zalf Euromobil Desiree Fior)

5° Davide Gomirato (Petroli Firenze)

6° Loris Paoli (Hopplà Vega)

7° Simone Fruini (Petroli Firenze)

8° Marco Mazzetto (Generali Vividea Ballan)

9° Michal Kadrzynski (Pol) (MGVIS Norda Pacific)

10° Sebastiano Dal Cappello (General Store Medlago)

 

fonte dati: www.treprovince.it

foto di Vincenzo Scognamiglio

Mar 10

Benvenuti al Sud – sinossi e recensione

Sinossi

Benvenuti al sud

Benvenuti al Sud” è il remake italiano diretto da Luca Miniero della commedia francese Bienvenue chez le Ch’tis, uscita come Giú al Nord in Italia.

La storia è dunque simile all’originale: un responsabile di un ufficio postale in Brianza si finge disabile per ottenere il trasferimento a Milano ma, viene scoperto e spedito nel profondo sud, in un paesino della Campania.

Alberto (Claudio Bisio) dunque dovrà fare i conti con una realtà del tutto nuova che ha sempre snobbato data la sua mentalità chiusa da uomo del Nord, lasciando la moglie Silvia (Angela Finocchiaro) di mentalità identica, anzi peggio di lui, a casa con il figlio.

Per lui la notizia è un vero e proprio trauma, l’idea di dover trascorrere i prossimi due anni della sua vita tra i “terùn” non lo entusiasma affatto, e poi con tutte quelle storie che si sentono in tv e l’idea distorta che l’uomo ha del Sud.

Alberto è convinto di entrare in un vero e proprio incubo, tanto che alla partenza lo troviamo in lacrime e al suo arrivo nel piccolo paesino di Castellabate ogni cosa è distorta, tutto viene visto sotto una luce negativa.

L’accoglienza di Mattia (Alessandro Siani), invece, si nota fin dal primo momento, anche se Alberto, nel suo modo di vedere le cose, non coglie le buone intenzioni del collega e ne combina di tutti i colori, spaventato e terrorizzato da quel paesino che di sera, sotto una pioggia torrenziale, sembra ancora più pericoloso.

Dal giorno successivo le cose sembrano complicarsi, Alberto si ritrova in un Sud in cui tutti sono decisi a non lavorare e soprattutto a bere e ad offrire solamente caffè.

La sua mentalità da nordico dedito al lavoro, nonostante tutto, viene compresa, la gente del paese sa che Alberto ha solo bisogno di ambientarsi, è in realtà lui a non capire loro.

Ma nei due anni di permanenza Alberto scoprirà che il Sud non è assolutamente quel che aveva immaginato e dopo tante avventure e bugie, riesce a farlo capire anche a Silvia.

Così alla fine della sua esperienza, l’uomo capisce perfettamente cosa voleva dire Mattia quando diceva “Un forestiero quando viene al Sud piange due volte:  una quando arriva, l’altra quando se ne va“.

Recensione

Troviamo così un Claudio Bisio che rimane sempre identico in ogni sua performance, ma che non perde mai la sua comicità. Inoltre si tratta di uno dei personaggi più amati in Italia, la scelta risulta azzeccata, e l’attore si trova in perfetta sintonia con la comicità tutta napoletana di Alessandro Siani.

E’ una commedia leggera che gioca sugli stereotipi ormai ben consolidati tra il Nord e il Sud del nostro Paese,e per citare ancora Siani, possiamo concludere così:” Il sud è l’impossibile,è un cerchio quadrato,un pozzo senza fine,è un mare alto e lungo che dà la mano al cielo,ma non riesce a salire su in paradiso.

Il sud è il capovolgimento di luoghi comuni, è la vertigine del mondo… Nord… Sud siamo sulla stessa barca, ma siamo un grande popolo:siamo ITALIANI!Jamme jà

Mar 09

Sanguinaccio napoletano (vero sangue)

Per la ricetta del sanguinaccio al cioccolato clicca qui

Il sanguinaccio si chiama così perché originariamente veniva prodotto col sangue di porco.

Sia per motivi di reperibilità della materia prima che di fattori igienici, a questa ricetta si è man mano sostituita quella a base di cioccolata.

Come la versione attuale, è un dolce tipico del periodo di Carnevale… e voglio proprio vedere se qualcuno riuscirà a trovare il coraggio per utilizzare la seguente ricetta:

Ingredienti

  • Mezzo litro di sangue di maiale FRESCO
    maiale

    Avresti il coraggio di farmi questo?


  • 250 ml di latte fresco
  • 500g zucchero
  •  50g cacao amaro
  • 35g amido o fecola
  • 350g cioccolato fondente
  • la buccia di 1 limone biologico
  • 70g cedro candito
  • 100g di pinoli
  • una bustina di vaniglia
  • cannella e sale ad occhio

Il sangue deve essere rigorosamente fresco, quindi dovete essere lì mentre scannano il  maiale.

Il Sangue va poi passato, eventualmente con un colino finissimo, soprattutto per evitare grumi.

Sciogliere in una pentola l’amido e il cacao con un po’ di latte tiepido. Una volta sciolti tutti i grumi va aggiunto il sangue e il latte restante già zuccherato.

Intanto preparare sottili strisce di scorza di limone senza il pane (la parte bianca), deve essere biologico per evitare i pesticidi.

Unire il cioccolato fondente – tagliato in pezzi piccoli – e la vaniglia.

Portare il recipiente sul fuoco lentissimo,  mescolando con un cucchiaio di legno, fino a che non raggiunge l’ebollizione.

Il preparato a un certo punto si addenserà, dal momento dell’ebollizione aspettare 5 minuti continuando a mescolare.

Mentre viene lasciato a raffreddare il sanguinaccio  mescolare insieme la scorza di limone,  mezzo cucchiaino di cannella, il cedro a lamelle sottilissime e parte dei pinoli.

Per tradizione è da servire accompagnato con dei savoiardi.

Cotto e … buttato 🙂